Alcuni commenti ai sutra del primo pada…

Nel Samadhi Pada viene presentato il fine ultimo dello yoga ed i vari metodi per arrivare al samadhi.

Atha yoganusasanam  (I,1)

La percezione umana è sempre condizionata dal vissuto, e di conseguenza dal passato, per via dell’uso della memoria. La nostra mente anche se inconsciamente ci invia continui messaggi per ricondurre il presente al passato.. un ritornare incessantemente indietro che porta l’individuo ad un costante turbinio mentale, per via della visione “distorta” della realtà. Per questo motivo Vimala traduce il primo sutra nel seguente modo: Sasanam è la disciplina, l’essenza di tutte le scienze. Anusasanam sta ad indicare come attraverso la disciplina si riesce a percepire una comprensione senza illusioni.

Osho dice che lo Yoga è una metodologia che svela la verità, è il metodo per arrivare a una mente senza sogni essendo qui e ora. Una conversione all’interno o un’inversione di marcia; l’individuo che intraprende a pieno questa disciplina si è reso conto di aver vissuto in una realtà condizionata e quindi abbandona tutte le speranze di un futuro migliore perché vuole vivere il presente. Il futuro ed il passato non esistono perchè sono una proiezione della mente… potremmo dire un sogno ad occhi aperti… Il presente è l’unica certezza in nostro possesso anche se nella maggior parte dei casi si ha difficoltà a confrontarsi con il qui e ora, e tutto questo perché la mente tende a rimanere “aggrappata” a tutto quello che è conosciuto e non lascia spazio per una visione reale delle cose. Perdere le speranze è da considerarsi la chiave che aprirà la porta della rinascita, solo in questo modo l’individuo riuscirà ad incontrare sotto tutti i suoi aspetti lo yoga non soffermandosi ai soli asana. La parola “adesso” sta ad indicare che è arrivato il momento di uscire dal caos per centrarsi in se stessi attraverso la capacità di apprendere dall’esperienza vissuta, vivere l’asana per interiorizzarsi.

Segue il secondo sutra che è in strettissima connessione con il precedente.

Citta vrtti nirodhah (I, 2)

Per completare il commento di Vimala questo continuo turbinio della mente spezza l’equilibrio dell’individuo portandolo alla sofferenza, a tal proposito Patanjali individua come causa principale i klesha, ovvero quegli inquinanti mentali che condizionano i comportamenti dell’individuo. Acquietare citta vuol dire non far emergere il passato e portare l’individuo ad una visione della realtà senza condizionamenti, attraverso la pratica costante questo è possibile … citta è lo strumento che viene usato per vedere, il quale deve essere libero dai condizionamenti del passato. Vrtti sono le interferenze causate dalla memoria che rivive sempre nel passato. Nirodhah è la percezione yogica che si realizza senza l’intervento delle repressioni.

Osho descrive questo sutra sotto una visione leggermente diversa anche se molto vicina a quella già esposta. Secondo lui quando non esiste la mente si è nello yoga perché lo yoga è uno stato in cui tutte le attività sono acquietate, la mente ed il corpo sono calmi perché vige uno stato di equilibrio tra il corpo sottile e quello grossolano. Le energie svaniscono e nasce spontaneamente la necessità di osservarsi, ci si siede nell’asana e si vive il momento in assoluto silenzio. L’individuo si è già avviato sul cammino della trasformazione!

I. K. Taimni su questo sutra pone molto l’accento sul significa di citta e vrtti, andando poi a sviscerare nei successivi sutra (I-6-11) le diverse specie di vrtti.

Citta deriva dalla parola ‘cit’, il quale è uno dei tre aspetti del paramatma. Stando al commento fornito sostanzialmente corrisponde alla mente nella psicologia moderna, ma a differenza di questa ultima invece di far riferimento solo al pensiero ed al sentimento fa riferimento al funzionamento della coscienza su tutti i piani dell’universo manifesto. Citta è uno strumento immateriale influenzato dalla materia, ma la sua vera natura è sepolta nell’origine dell’universo manifesto  che può essere conosciuto solo attraverso l’illuminazione.

Vrtti deriva da ‘vrt’ ed è un modo di esistere, secondo Taimni in questo sutra è più corretto tradurlo come modificazione o funzionamento. Citta nasce quando la coscienza è influenzata dalla materia, per questo sarebbe meglio associare a vrtti la seconda parola.

 Tada drstuh svarupe vasthanam (I, 3)

Vimala ci fa notare che se citta rimane stabile, e quindi non è influenzato dai ricordi del passato, è in uno stato di non azione. Solo in questo modo l’osservatore (svarupe avasthanam) rimane libero, la vera percezione si manifesta e ha luogo la comprensione; svarupe è la realtà esistenziale del testimone, drasta. Il testimone è in contatto con ‘ciò che è visto’ e si genera l’energia della pura visione

Contrariamente, qualora le vrtti non si arrestassero si darebbe vita ad uno squilibrio che viene indicato da Patanjali nel sutra successivo:

Vrtti sarupyam itaratra (I, 4)

L’individuo si identifica con i ricordi del passato e si crea confusione tra drasta (il vedente) e drsya (il veduto). Si genera avidya, ovvero l’ignoranza che scaturisce dalla confusione perchè non si è puri a livello di percezione.

Avidya conduce ad asmita, che porta a raga dvesha ed abhinivesha… i cinque klesha in sostanza.

I successivi sutra trattano le fondamentali tipologie di modificazioni in cui la mente può esistere.

Pramana-viparyaya-vikalpa-nidra-smrtayah (I, 6)

Pramana e viparyaya comprendono tutte le immagini che si formano a fronte di un contatto diretto tra gli organi di senso ed il mondo esterno. Vikalpa e smrti comprendono tutte le immagini prodotte senza alcun tipo di contatto con il mondo esterno, le immagini verranno riprodotte nella mente nello stesso ordine di percezione sensoriale. La combinazione delle percezioni è dettata dalla volontà, la quale nella fase di sonno non è presente e fa sì che le suddette appaiano in base ad un volontà inconscia della mente. Nella condizione di nidra, o sonno privo di sogni,  non esistono immagini nel cervello anche se la mente continua ad essere attiva.

Pratyaksanumanagamah pramanani (I, 7)

Secondo Taimni pramana può essere tradotto come retta conoscenza, comprende tutte le esperienze delle mente legate al contatto diretto oppure indiretto con i sensi degli oggetti. In questo sutra solo pratyaksa ha un contatto diretto con l’oggetto; le restanti due fonti della conoscenza hanno un contatto con l’oggetto indiretto, ovvero attraverso altri oggetti o persone.

Viparyayo mithya-jnanam atad-rupa-pratistham (I, 8)

Viparyayo è il secondo tipo di vrtti. In questo caso l’immagine mentale non corrisponde all’oggetto, diciamo che potrebbe essere paragonabile ad un miraggio nel deserto! Nel viparyaya, quindi, non ci occupiamo della correttezza delle nostre immagini bensì solo della corrispondenza tra l’oggetto e l’immagine generata.

Sabda-jnananupati vastu-sunyo vikalpah (I, 9)

 In questo sutra, e nel successivo, non esistono contatti tra l’oggetto esterno e la mente pertanto l’immagine è il puro frutto della mente. Qualora la modificazione mentale facesse riferimento ad un evento del passato allora ci sarebbe di mezzo la memoria, in caso contrario è una immaginazione della mente. Questa tipologia di immaginazione viene detta ‘soggettiva’.

Abhava-pratyayalambana vrttir nidra (I,10)

In questo sutra si parla della mente nello stato di sonno, stato in cui l’attività mentale non si ferma e rimane vuota. Nello stato di sonno profondo, o nidra, il cervello non è collegato alla mente quindi non registra le attività della mente stessa.

Anubhuta-visayasampramosah smrtih (I, 10)

In questo ultimo sutra dedicato alla mente possiamo vedere come la memoria viene definita ritenzione delle esperienze passate nella mente. Tali esperienze sono pure impressioni e non vengono associate ad immagini, per tale motivazione non possono essere considerate citta vrtti.

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