Aprile Dolce Dormire…

Ed infatti io avverto una certa stanchezza! :oP

Non mi demoralizzo, anzi, ne approfitto per entrare ancora di più in contatto con il binomio corpo/mente. Mi osservo con molta cura, ma poca tenacia :o), cercando di capire tra i due qual é la parte predominante.. é la mente che convince il corpo a sentirsi tamasico oppure é il corpo che sta risentendo dello stress dei mesi scorsi?

Di sicuro non ho trascorso dei periodi tranquilli.. la preparazione della tesi mi ha richiesto un impegno costante sotto tutti i punti di vista, per non parlare delle giornate “interminabili” che mi trovo ad affrontare anche se cerco di non disperdere inutilmente le energie …

Insomma, per farla breve e non cadere nel lamento scontato, mi identifico nella mia piccola tartaruga e mi beo di questa mia lentezza! Attraverso lo yoga si impara ad accettare in noi pregi e difetti, ed in questo momento storico mi accetto per come sono non pretendendo nulla di diverso da quello che posso fare. Ho acquisito, con il tempo, la capacità di trovare nelle situazioni “spiacevoli” un risvolto positivo.. la lentezza, ad esempio, non è indice di avere molto tempo a disposizione bensì dedicare il giusto tempo alle attività che si affrontano. Sottolineo “dedicare il giusto tempo” per far comprendere meglio cosa intendo con questa espressione, la quale potrebbe far nascere in voi un senso di irritazione al sol leggerla… :o) La società in cui viviamo ci ha educato a correre incessantemente dietro a tutto: facciamo una cosa e pensiamo a quello che dovremo fare successivamente, il nostro corpo compie un’azione ma la nostra mente non partecipa attivamente… a tal punto che dobbiamo compiere nuovamente tutto perché abbiamo agito d’istinto oppure in base all’abitudine. Un incessante rollio mentale che ci logora e non ci fa affrontare serenamente la vita, a tal proposito mi torna alla mente il primo sutra del Samadhi Pada di Patanjali:

 Atha yoganushasanam

“Adesso la disciplina dello Yoga” (I,1)

La parola atha sta ad indicare un preciso momento della vita in cui nasce la necessità di creare ordine, mentre yoganushasanam è da intendersi come un cammino che porterà l’individuo ad una centratura attraverso una disciplina.

Quindi per ritornare al discorso fatto fin ora, non riusciremo mai a capire che si può affrontare la giornata in modi diversi finché non nascerà in noi l’esigenza di uscire dai binari dell’abitudinario. Solo cosi si vivranno nuove emozioni, si vedrà come se fosse la prima volta che si aprono gli occhi, e riscopriremo noi stessi e quello che ci circonda attraverso la nuova strada intrapresa naturalmente.

Il sutra a seguire va ad integrare ulteriormente questo concetto basilare di Patanjali:

 Yogas chitta vrtti nirodhah

“Yoga è l’arresto delle fluttuazioni della coscienza” (I, 2)

 La parola citta può essere tradotta come mente o coscienza, mentre vrtti sono considerate le fluttuazioni o distrazioni che turbano, per l’appunto, la mente.

Nel discorso di poco fa facevo riferimento al dover ripetere un’azione perché compiuta con distrazione e possiamo dire che questo rispecchia la condizione naturale umana, ovvero che la mente è in continua dispersione; solo nello stato di yoga queste fluttuazioni si placano e la mente entra nello stato di nirodah o sospensione: le azioni vengono compiute con consapevolezza perché l’interesse porta all’attenzione ed alla presenza.

Ovviamente questi due sutra possono essere ampliati e ricollegati a tantissimi altri concetti presenti nello yoga, sicuramente con il tempo si andrà ad integrare questa piccolissima riflessione oppure si andrà a riprendere mettendola a confronto con altri discorsi.. Volevo soltanto approfittare di questo mio stato mentale e fisico per condividere con voi delle riflessioni che ho fatto anche in base a quanto studiato nei miei anni accademici. Concludo dicendo che…

Secondo me c’è sempre una motivazione per quello che accade nella vita!

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