Dhanurasana

O posizione dell’arco considerando che dhanu vuol dire arco.

Oggi ci accingiamo a parlare della postura più classica dello Yoga dagli effetti strabilianti.

“Avendo afferrato gli alluci con ambedue le mani tirarli verso le orecchie come per realizzare un arco. Questo è Dhanurasana”

H.Y.P. – I, 27

“Distendere le gambe sul pavimento, tenerle dritte come un bastone, afferrare i piedi con le mani e piegare il corpo come un arco, dagli yogi è chiamato Dhanurasana o posizione dell’arco”.

Gheranda Samhita – II, 18

In Dhanurasana vengono sollevati contemporaneamente il torace ed il bacino, quindi c’è una forte flessione indietro con l’avvicinamento delle vertebre soprattutto nella parte lombare; è un asana semplice ma allo stesso tempo non facile da assumere e mantenere perché è richiesto un particolare equilibrio delle forze… bisogna saper lasciare andare ed al tempo stesso “mantenere” la parte strettamente interessata alla corretta esecuzione dello stesso. Per tale motivazione Van Lysebeth consiglia come preparazione ustrasana (posizione del cammello), salabhasana (posizione della cavalletta) e bhujangasana (posizione del cobra); a questa indicazione io aggiungerei anche l’assunzione di ardha dhanurasana.

Si parte da una posizione prona con la fronte a terra e le braccia lungo i fianchi, le gambe larghe quanto le anche con il dorso del piede a contatto con il pavimento. Il bacino deve essere posto in retroversione per evitare un eccessivo inarcamento delle lombari in questa prima fase.

Per assumere la posizione bisogna, a polmoni pieni, sollevare il mento quanto necessario per afferrare con le mani le caviglie; le braccia sono passive ed allungate in tutta la durata della posizione. La colonna vertebrale deve rimanere morbida per permettere la giusta curvatura, la gambe ed i piedi devono essere contratti ed andare indietro e verso l’alto. Solo in questo modo le ginocchia si solleveranno fino al livello del mento, o sopra se possibile, ed il bacino seguirà la parte inferiore toccando il pavimento con la zona delle creste iliache. Come abbiamo potuto constatare fino ad ora le gambe sono l’unica parte attiva in dhanurasana, per mantenere una centralità è bene avere l’accortezza di allargare le ginocchia per permettere agli alluci di unirsi. Poggiando tutto il peso del corpo sull’epigastrio si verifica un grande massaggio di tutta la parte addominale grazie anche al flusso del respiro il quale, secondo il mio punto di vista, è di tipo diaframmatico-toracica. Come dicevamo all’inizio bisogna essere molto attenti a rimanere in questo equilibrio tra contrazione e rilassamento, la lentezza e la profondità del respiro saranno sicuramente un buon supporto per apportare i giusti accorgimenti. Nell’espirazione è bene allentare le contrazioni inutili, mentre nell’inspiro è utile confermare la tonicità e la spinta verso l’alto ed indietro. I punti più stimolati sono manipura ed ajna chakra. Assumendo la posizione dell’arco si avverte un senso di benessere su tutto il corpo: le tossine vengono bruciate per via della stimolazione della parte digestiva e la circolazione sanguigna viene aumentata per via della contrazione di gran parte della muscolatura posteriore.  Da non sottovalutare è anche l’apertura del dorso che aiuta a stimolare la parte emozionale che è nascosta in noi. Come compensazione è opportuno utilizzare una posizione di flessione in avanti, così come consigliato per tutti gli asana legati alla tipologia delle flesso-estensioni.

Come accennavo nell’introduzione del video sopra evidenziato l’asana che viene eseguito segue le linee guida di Satyananda pertanto nella statica il mento deve essere posto al di sopra della linea delle ginocchia. L’addome è il nostro “cuscinetto” mentre il pube è vicino al pavimento, ma non è gravato dal peso del corpo. Se notate bene ad un certo punto vi faccio vedere che si può anche oscillare un pochino, proprio perché solo l’addome è gravato dalla posizione. Vishuddi chakra è il secondo chackra che viene stimolato durante l’esecuzione per via della chiusura della gola, il mento deve essere posto vicino alla fossetta dello sterno.

Una buona meditazione sulla parte addominale nella fase di rilassamento, secondo me, aiuta il praticante a lasciar andare quelle eventuali tensioni che si sono create durante l’esecuzione. Inoltre, in questo modo gli effetti benefici hanno la possibilità di sedimentare arricchendo il nostro bagaglio personale.

Come potete vedere la posizione lavora in maniera molto forte sulla parte bassa della colonna vertebrale, andando a sollecitare l’addome nella fase di massima esecuzione. Per tale motivazione chi soffre di:

  • ernie inguinali e discali
  • disturbi addominali
  • disturbi cardiaci

deve  eseguirla con degli accorgimenti indicati da un insegnante esperto.

Sul piano fisico chi riesce a eseguirla come indicato dai testi avrà:

  • una estensione della gabbia toracica
  • una mobilità intercostale che migliora la respirazione
  • una elasticità della colonna vertebrale
  • un miglioramento della circolazione sanguigna

Buona pratica!

 

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