Introduzione ai Bandha

I bandha sono da considerarsi come le cerniere per il Kundalini Yoga e l’Hatha Yoga; basti pensare che la parola stessa vuol dire nodo, chiusura, contrazione. Nell’esecuzione di un asana, ad esempio, vengono introdotti per trattenere l’energia all’interno fungendo quindi da contenimento, da argine.

Abbiamo quattro tipi di banda:

Mula bandha, Jalandhara bandha, Uddiyana bandha. Traya bandha o Maha bhanda, per Satyananda, è la combinazione dei precedenti tre che agiscono direttamente sui granthi.

Mula bandha è associato a brahma granthi che è il primo nodo ed è per questo associato a sua volta a muladhara e swadisthana chakra. Attraverso brahma granthi la kundalini risale verso l’alto oltrepassando i chakra suddetti ed “annullando” gli effetti negativi degli stessi.

Jalandhara bandha è associato a rudra granthi che è il noto finale ed è associato a sua volta a vishuddi e agya chakra. Passando per rudra granthi si perde l’individualità e l’ego “svanisce”.

Uddiyana bandha è associato a vishnu granthi che è il secondo nodo ed è associato a sua volta a manipura e anahata chakra. Attraverso vishnu granthi i rapporti e l’energia non sono più limitati da preferenze o avversioni, si è senza vincoli.

Il principio su cui si basano i bandha consiste nel contrarre ed imprimere una pressione su delle aree del corpo che sono in relazione con i plessi nervosi. Inoltre, attraverso essi riusciamo a raggiungere una immobilità del corpo e del respiro andando, così, a perfezionare il concetto di immobilità che è il cardine dello yoga. Leggendo il libro di Swami Satyananda mi ha colpito quanto indicato sui bandha: l’Hatha Yoga Pradipika ed i testi tantrici antichi trattano i bandha insieme ai mudra. Questo perchè i bandha sono inclusi nei mudra oltre che nel pranayama; ovviamente tale associazione può essere effettuata soltanto quando l’esecuzione dei bandha sarà familiare al praticante.

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