L’accento…

In questi ultimi periodi mi ritrovo molto spesso a soffermarmi con il pensiero sulla natura dell’essere umano, partendo proprio da me stessa… :o)

Ho trascorso un anno accademico molto impegnativo nel quale ho avuto modo di apprendere nuovi concetti e nuovi punti di vista, questi mi hanno portato a riflessioni molto profonde e che mi hanno donato la possibilità di confrontarmi con colei che io penso sia il mio punto fermo in questa disciplina, la mia insegnante! Dopo aver discusso la tesi ad aprile su due concetti importanti nello yoga, abhyasa e vairagya, ho deciso di regalarmi l’apertura di questo blog che da anni sognavo… un posticino tutto mio da utilizzare per rimanere in contatto con tutti coloro che mi hanno accompagnato nel cammino conoscitivo oltre alla possibilità di poter condividere con il resto della popolazione yogica i miei punti di vista. Con il trascorrere del tempo, però, mi sono resa conto che la mia idea di conduzione di questo blog stava volgendo su una parte troppo tecnica (passatemi il termine per favore), mentre le mie idee erano quelle di condividere “a tutto tondo” i miei stati d’animo, le mie impressioni e le mie scoperte nella rete.. una sorta di diario segreto senza lucchetto ed in relazione al vivere yogico :oP

Per questa motivazione ho atteso un po’ di tempo prima di rimettermi sulla tastiera, perché ho sentito la necessità di far sedimentare questa sete di mettere nero su bianco tutte le possibili indicazioni, controindicazioni e varianti di asana che fanno parte dei testi classici e non… Dopo un seminario intensivo di tre giorni di yoga ho incontrato nuovamente me stessa, anche se in maniera diversa rispetto agli anni passati, non so dirvi se è stato un incontro più approfondito oppure più superficiale ma posso assicurarvi che ho rivisto nuovamente negli occhi Francesca. A fronte di quanto vi ho detto poco fa posso confermare quello che molto spesso indicano i testi sull’impossibilità di replicare la stessa condizione psico-fisica durante l’esecuzione di uno stesso asana; in un certo senso è come se la parola RIPETIZIONE non sia contemplata nel dizionario dello yoga perché io posso assumere in una giornata dieci volte uttanasana ma ogni volta sarà diversa, perché io in quel momento non sono più la stessa persona di prima. E’ strepitosamente incredibile per quanto sia assurdamente banale come osservazione, ma la cosa che la rende tanto eccezionale è che noi facciamo tutto meccanicamente arrivando a fine giornata non ricordando nulla… l’abbiamo buttato al vento, che popolazione strana la nostra … mah!! :oP

In occasioni come queste mi sento una persona fortunata perché mi rendo conto di aver avuto il privilegio di portare attenzione a tutto quello che si fa per vivere in dignitosamente, senza affanni ulteriori dedicando il giusto tempo agli impegni quotidiani, inutile mettere “in batteria” le attività quotidiane se si rischia di diventare matti….

Piccole riflessioni e piccole confidenze di una persona comune che tenta di mettere l’accento sulla ‘a’ di qualità nel rispetto di chi la circonda, della vita e di se stessa!

Lascia un commento