L’evoluzione della stagione..

Il mese di settembre per me è il mese della riflessione; la stagione tanto amata, l’estate, volge al termine e con sé porta via la luce delle giornate che sembrano non finire mai. Veniamo catapultati in una frenesia che sembra non esistere da anni, ma che abbiamo abbandonato solo qualche mese prima. Rallentare i ritmi all’inizio è impegnativo ma il benessere che ci porta è difficile da interrompere, ci accorgiamo che tutto il trambusto al quale siamo sottoposti non ci porta da nessuna parte.. se non in braccio ad una crisi di nervi. :o)

Rifletto sul nuovo anno che verrà e su tutti gli impegni che mi aspettano, rifletto su come volgerà l’inverno e la primavera a seguire.. e poi mi accorgo di esagerare e ritorno sui miei passi cercando di vivere il “Qui ed Ora” tanto idealizzato da Patanjali nel suo sutra.

Per rendermi conto se la sensazione di “inizio”  che ho in questo mese è da attribuirsi ad un mio stato ostile verso l’inverno, oppure ha delle fondamenta, ho fatto una piccola ricerca.

Settembre deriva dal latino september, che deriva a sua volta da septem che vuol dire sette perché nel calendario romano indicava il settimo mese dell’anno.

Tra il 22 ed il 23 settembre avviene il passaggio dalla stagione estiva a quella autunnale. Inoltre, proprio in questo mese si preparano i terreni per le coltivazioni invernali; tenendo conto del calendario lunare vengono raccolti gli ultimi frutti estivi e/o vengono seminati i campi per i frutti che verranno.

Accompagnano queste giornate autunnali i colori caldi degli alberi che da un verde brillante tendono ad andare verso toni come l’arancio o il giallo, fino a spogliarsi totalmente della loro veste ad inverno inoltrato. Se fate una ricerca su google potete vedere con i vostri occhi quante canzoni sono dedicate al mese di settembre, vi assicuro che ce né per tutti i gusti J

Per quanto riguarda la pratica yogica che potrebbe andare di pari passo con il momento che stiamo vivendo proporrei:

Un incontro con il respiro

Sdraiarsi sul tappetino con le gambe allungate e le braccia ai lati del busto.

Se ci sentiamo particolarmente nervosi o irascibili la cosa migliore è concentrarsi su una respirazione addominale. Quindi, è cosa buona e giusta, ammorbidire l’addome in movimento lento e delicato dettato dal flusso dell’inspiro e dell’espiro che va a confluire proprio sulla parte suddetta.. non preoccupiamoci se avvertiamo una sensazione di torpore dopo un po’ di tempo! J

Contrariamente se ci sentiamo troppo nostalgici e/o privi di energia la respirazione toracica potrebbe essere la ciliegina sulla torta. Per i meno esperti oppure per chi predilige il contatto delle mani sul corpo è possibile portarle ai lati del torace, in questo caso l’addome rimane fermo con una piccola tonicità nella parte bassa (la famosa mezza luna di cui tanto vi ho parlato). Il compito dell’inspiro è quello di espandere il torace e creare spazio, mentre nell’espiro si mette l’accento sulla fluidità che si acquista mano mano che ci si avvicina a questa tipologia di respiro.

Se non vogliamo stare sdraiati e preferiamo rimanere seduti penso che la respirazione a narici alternate potrebbe essere una pratica da utilizzare per indurci ad una interiorizzazione. Anche in questo caso si può fare una differenziazione in base allo stato d’animo o al momento della giornata in cui si pratica.

Se vogliamo avvicinarci a questa pratica la mattina, oppure la vogliamo utilizzare per darci un po’ di sprint, possiamo effettuare surya bedha pranayama nella versione più soft.

Invece, se pratichiamo il pomeriggio/sera la cosa migliore è chandra bedha pranayama.

La differenza tra i primi due sta nella narice dalla quale inspiriamo, nel primo caso è la destra mentre nel secondo è la sinistra. La prima volta che ho sentito parlare di chandra bedha pranayama stavo sfogliando il libro di Gabriella Cella, in attesa dell’inspirazione finale per la lezione della notte bianca.. l’ho messa poi in pratica perché mi sembrava adattissima al momento. Tutti i partecipanti hanno dimostrato con l’espressione del viso il senso di rilassamento che hanno raggiunto grazie a questo pranayama.

L’importanza del corpo

Il lavoro sull’addome fa sempre bene, specialmente per chi ha necessità di ravvivare il fuoco gastrico. Quindi, particolarmente consigliato per chi ha la sensazione di non riuscire a partire col piede giusto .. ricercando nei vari articoli troverete molti spunti in aggiunta a quanto già sapete. :o)

I piedi potrebbero essere una parte del nostro corpo non è contemplata, se non quando ci fanno male. Ristabilire un giusto appoggio con il pavimento ci aiuta a ricontattare la terra per radicarci prima dello trambusto invernale. Quello che secondo me è un movimento semplice ma efficace per questa causa è il seguente: partendo da una posizione eretta, inspirando sollevare le punte dei piedi ed espirando riportarle a terra cercando di allungarle il più possibile. La pianta del piede non si solleva, dopo un po’ di volte in dinamica si può anche rimanere per più di un respiro con le dita sollevate.

Detto questo mi verrebbe da suggerire una passeggiata meditativa la quale, dopo aver curato l’appoggio dei piedi, è di rilevante importanza. Senza andare avanti con altri “esercizi”, una volta stabilito il contatto con quello che ci sostiene possiamo direttamente procedere a camminare lentamente sul pavimento curando l’appoggio dei nostri piedi in ogni piccolo punto.

La concentrazione

Considerando l’accorciarsi delle giornate la pratica migliore da incontrare è quella del trataka, la quale è semplice da eseguire ma con effetti strabilianti.

Lascia un commento