Nadi Shodhana

Stavo rivedendo l’approccio a questo pranayama per fare una statistica delle varie tecniche di avvicinamento e/o perfezionamento usate dai vari maestri…

Iniziamo dicendo che Nadi vuol dire flusso, corrente e nello yoga viene usato per indicare i percorsi energetici presenti nel corpo pranico. Le nadi piu’ importanti sono 3:

– Pingala, associata alla narice destra ed all’emisfero sinistro. E’ la narice solare e maschile.

– Ida, associata alla narice sinistra ed all’emisfero destro. E’ la narice lunare e femminile.

– Sushumna, associata all’equilibrio dei flussi delle due nadi menzionate precedentemente. Si parla di equilibrio perche’ ricerche neurologiche hanno dimostrato un’attivita’ piu’ predominante in una narice rispetto ad un’altra per un periodo che va dai 60 ai 90 minuti, per poi lasciare spazio alla narice “secondaria”.

Nadi shodhana viene utilizzato proprio per estendere l’equilibrio tra le due narici, al fine di portare anche un corrispettivo equilibrio a livello mentale. Troviamo molte descrizioni delle pratiche corrispondenti a Nadi Shodhana nei testi classici ed esattamente nell’Hatha Yoga Pradipika (II, 7-10 e 20) o nella Gheranda Samhita (V, 34-45).

Satyananda nel suo libro “Asana Pranayama Mudra Bandha” ha un approccio molto interessante perché va dalle tecniche di preparazione a quelle di perfezionamento, per un totale di quattro stadi. Ovviamente i primi due sono quelli che, secondo me, possono essere proposti senza alcun problema in una classe di yoga perché stimolano il sistema nervoso e preparano l’apparato respiratorio senza eccessive controindicazioni! :o)

Prima di iniziare a parlare delle varie tecniche utilizzate diciamo come devono essere posizionate le mani: nasagra mudra e’ il gesto che deve essere assunto per veicolare il flusso dell’aria nelle narici secondo tutte le correnti di pensiero. Passiamo, poi, alla descrizione dei vari stadi descritti sempre da Satyananda e sopra citati:

– Nel primo stadio c’è quella che io considero la fase della consapevolezza e dell’allungamento della fasi respiratorie. Il pranayama viene ripetuto per cinque volte prima su ogni singola narice e poi in ambedue le narici libere per ristabilire un equilibrio tra le due parti. Si inizia chiudendo con il pollice la narice destra, l’inspiro e l’espiro interesseranno solo la narice sinistra e l’attenzione è sul ritmo delle due fasi e sulla parte nella quale viene veicolato il flusso di aria. Al termine dei 5 respiri abbandonare la pressione del pollice sulla narice destra e chiudere quella sinistra facendo pressione con l’anulare, vivere l’esperienza su questo lato in base a quanto indicato sopra. Terminato il ciclo anche da questa parte portare la mano destra sul ginocchio corrispondente ed effettuare 5 cicli con ambedue le narici libere per prendere consapevolezza del flusso d’aria che, questa volta, viene veicolato in ambedue i canali contemporaneamente. Al termine di questa fase conoscenziale, chiamiamola cosi’,  c’è quella relativa all’allungamento delle fasi respiratorie. L’esecuzione e’ come esposto in precedenza con l’unica differenza che viene presa in considerazione la durata dell’inspiro e dell’espiro. In questo modo si potra’ percepire l’allungarsi delle due fasi in maniera del tutto naturale, basta portare la giusta concentrazione… :o)

– Nel secondo stadio inizia la fase della modulazione del respiro e dell’interiorizzazione. Si iniziano ad introdurre i ritmi nelle due fasi respiratorie, ma, prima di iniziare con una respirazione asincrona e’ importante inspirare ed espirare con ambedue le narici seguendo un ritmo 1:1 (stessa lunghezza nell’inspiro e nell’espiro) per prendere consapevolezza di eventuali “carenze” in una delle due fasi.  Quando questo ritmo e’ diventato naturale e’ possibile proseguire modulando il ritmo in 1:2, quindi l’inspiro diventa più corto dell’espiro.  Non dimenticarsi di procedere alternativamente sulle narici e poi con temporaneamente per riequilibrare il tutto. E’ qui che ha inizio il processo di interiorizzazione che potrebbe essere ostile a chi soffre di depressione oppure è introverso, per questo motivo  consiglierei di rimanere sul ritmo 1:1 a chi presenta questo profilo psicologico.

– Nel terzo stadio viene introdotta la ritenzione interna del respiro o antar kumbaka. Si inizia riprendendo il ritmo 1:1 con ambedue le narici. Chiudere la narice destra ed inspirare attraverso quella sinistra contando fino a 5, al termine dell’inspiro chiudere ambedue le narici e trattenere l’aria contando fino a 5. Successivamente aprire la narice destra ed espirare contando, sempre, fino a 5. Inspirare nuovamente utilizzando la narice destra con la solita metodologia e trattenere contando fino a 5 a polmoni pieni,  successivamente aprire la narice sinistra ed espirare dalla stessa contando fino a 5. Praticare in base a quanto descritto sopra per dieci cicli mantenendo la consapevolezza sulla pratica. E’ possibile variare il ritmo adottato, ovvero 5:5:5, aumentando e/o diminuendo ogni fase solo nel momento in cui la precedente e’ stata acquisita correttamente. Inoltre, la pratica potrebbe essere integrata con jalandhara e mula bandha per accentuare la fase di kumbaka.

– Nel quarto stadio viene introdotta la ritenzione interna ed esterna o antar e bahir kumbhaka. Si inizia modulando le varie fasi respiratorie,  comprensivo di kumbaka a pieno o vuoto, con il ritmo 1:1:1:1 contando fino a 5. Inspirare dalla narice sinistra, contando fino a 5, trattenere a polmoni pieni l’aria contando sempre fino a 5 e, successivamente, espirare dalla narice destra contando fino a 5. Chiudere ambedue le narici e trattenere a polmoni vuoti contando fino a 5. Questo è un ciclo completo che potrà essere praticato aumentando di volta in volta le fasi del ritmo respiratorio. Come indicato nello stadio precedente l’esecuzione potrebbe essere accompagnata dai band ha per “accentuare” i risultati delle apnee.

Come potete vedere gli ultimi due stadi devono essere praticati da persone che sono in uno stato più avanzato, soltanto perché hanno una conoscenza di se stessi ed una consapevolezza dei propri limiti maggiore rispetto ad un principiante.

V. Lysebeth relativamente all’esecuzione del nadi shodhana è molto più diretto e suggerisce di portare l’attenzione la passaggio dell’aria nelle narici, anche se inizialmente e’ normale avere l’attenzione catturata dal movimento delle dita e dall’alternanza delle narici. Inoltre, fornisce un’osservazione che mi e’ stata molto utile, perche’ dice che quando si avverte un calore al viso vuol dire che la respirazione cellulare e’ stata stimolata.Quindi, oltre ad alternare il respiro da una narice all’altra (iniziando sempre dalla sinistra) bisogna livellare la durata tra inspiro ed espiro in modo che l’equilibrio diventi automatico e facile.

Personalmente trovo un pò di difficoltà nel praticare questo pranayama perchè sento le mente troppo presente, prima sul movimento delle dita, poi sull’alternanza delle narici.. per ovviare a questi due motivi di attenzione/disattenzione della mente cerco di eseguirlo chiudendo le narici senza il supporto delle mani. Sicuramente più difficile ma almeno ho la certezza di portare l’attenzione sulle cose “giuste”. A fronte di quanto trovato in queste letture proverò ad eseguirlo con gli accorgimenti di questi grandi maestri.

Un’ultima curiosità: chi volesse praticarlo con il proprio figlio/a può tranquillamente farlo perchè nadi shodana è l’unico pranayama che può essere insegnato ai bambini.

Lascia un commento