Salabhasana

Salabhasana é un asana classico appartenente alla categoria delle posizioni prone, la sua esecuzione é descritta nella Gheranda Samhita (II, 39). Denominata anche posizione della cavalletta poiché deriva dal sanscrito ‘Salabha’, che vuol dire locusta. In questo asana il lavoro maggiore viene svolto dalla parte inferiore del corpo, le gambe vengono sollevate contemporaneamente e devono rimanere toniche per tutta la sua esecuzione.  La parte superiore del corpo rimane inattiva e ha la funzione di base d’appoggio, il mento e il petto dovranno aderire al pavimento per donare stabilità alla posizione stessa. La parte lombare deve essere molto tonica soprattutto all’altezza della quinta vertebra, ne consegue che l’esecuzione di questo asana dona una gran rafforzamento della parte lombo-sacrale; inoltre, per via della sua chiusura la parte renale ha un intenso massaggio che stimola la diuresi, mentre la tonificazione della parte pelvica del parasimpatico si ha con il richiamo di sangue nella parte inferiore che rimane contratta. Possiamo considerare salabhasana un asana dinamico, poiché le gambe vengono sollevate a polmoni pieni e la sua esecuzione dipende solo ed esclusivamente dalla capacità individuale di rimanere in apnea a polmoni pieni. Ovviamente tale esecuzione viene effettuata da chi ha la possibilità e la capacità di rimanere in questo stato per un breve/lungo periodo, altrimenti si assumerà con l’inspiro e si lascerà nell’espiro. La respirazione diaframmatico-toracica ci aiuta ad ampliare la base di appoggio, con un conseguente rilassamento dello sterno e della parte dorsale.

Per i praticanti che si trovano in difficoltà a sollevare contemporaneamente le gambe, oppure hanno dei problemi nel tratto lombare indicato sopra é possibile adottare una variante chiamata ardha salabhasana o mezza cavalletta. Nella fase inspiratoria si solleverà una gamba e nell’espiro si riporterà a terra, ovviamente tale movimento dovrà essere effettuato anche con la gamba opposta.

Nei testi le braccia devono essere poste ai lati del busto con i palmi rivolti verso il pavimento, é consentito flettere leggermente i gomiti per dare più forza alle mani che devono sostenere la parte superiore. Personalmente suggerisco di provare, almeno le prime volte in cui si esegue questo asana, di porre le mani chiuse a pugno nell’incavo dell’inguine. Le mani così poste aiuteranno la spinta delle gambe verso l’alto, inoltre sarà più facile percepire la retroversione del bacino per via del pube che si incanala tra le due mani.
Ci tengo a precisare a coloro che hanno ernie inguinali di stare attenti nell’esecuzione di questo asana poiché potrebbe “risvegliare” eventuali fastidi.

Buona pratica! 🙏🏻

Lascia un commento