Sorprendersi sempre!

Voglio raccontare come alcuni momenti della vita possano dare risvolti ai quali non saremmo mai arrivati semplicemente applicandoci. Un esempio di quanto ho brevemente accennato riguarda un momento di “stop”, nella mia carriera yogica, che ho dovuto affrontare il mese scorso.

Come potete immaginare il primo masso da scalare è stato quello psicologico, la parola NON PRATICARE inizialmente si è eguagliata a ‘perdere se stessi’; solo dopo aver inserito un po’ di razionalità ho capito che mi sarei persa nel momento in cui non avrei più portato al mio fianco l’insegnamento dello yoga.

Superata questa prima sfida ho dovuto affrontare l’argomento legato alla conduzione delle lezioni di yoga. E’ mia consuetudine praticare insieme al gruppo le posizioni sedute ed erette per dare la possibilità a tutti i partecipanti di “rubare” con gli occhi, lì dove non è arrivata l’attenzione o l’udito :o) Annullandosi questa possibilità mi sono dovuta destreggiare cercando di essere nella descrizione dei passaggi il più precisa possibile mantenendo il praticante calmo ed attento, specialmente nei momenti di distrazione! In un primo tempo ho pensato di abituarli a questa nuova metodologia facendoli praticare da sdraiati (supini o proni per capirci meglio), non avendo la necessità di vedermi hanno potuto sviluppare una maggiore attenzione. Vi confesso che nonostante i miei ed i loro sforzi c’erano molte teste che si sollevavano in alcuni momenti, molto probabilmente perché venivano presi dalla sfiducia non potendo copiare i vicini di tappetino. In quel momento preciso è stato necessario riportare il gruppo all’attenzione, prestando anche io più attenzione al lessico utilizzato. Arrivati al momento fatidico delle posizioni sedute ed erette è stato veramente gratificante vedere come al 90% seguivano tutto quello che gli veniva chiesto. Ogni tanto si leggeva sul volto di qualcuno il vuoto più totale ma, attraverso la ripetizione pian pianino tutto è ritornato al suo ordine ed io ho avuto più tempo da dedicare nell’osservazione delle loro posizioni.

Ho sempre pensato di introdurre all’interno dell’anno accademico una o più lezioni da svolgere con  gli occhi bendati, proprio per dare la possibilità a tutti di stimolare l’immaginazione e  l’attenzione; questo piccolo sogno è sempre svanito di anno in anno perché c’è da considerare anche l’aspetto psicologico che potrebbe scuotere molto l’emorività del praticante. Chissà se prima della fine delle lezioni riuscirò a mettere d’accordo tutti sul provare questa nuova esperienza.. intanto io posso assicurarvi che ne sono uscita veramente arricchita: mi sono resa conto di aver praticato stando ferma con il fisico ed ho accettato le richieste d’immobilità del mio corpo. :o)

Lascia un commento