Trataka

Eccomi di nuovo qui ad integrare qualche mio consiglio con le pratiche tecniche nominate negli articoli precedenti. La volta scorsa, ad esempio, ho parlato della pratica del trataka la quale è eccezionale per concentrarsi ed interiorizzarsi. Secondo il mio punto di vista la sua particolarità risiede anche nella possibilità di poterla personalizzare in base alle esigenze del praticante.. e per questo dovete attendere la descrizione dell’esecuzione! :o)

La parola trataka significa “fissare attentamente, guardare”. La concentrazione è la chiave di lettura di questa pratica perché è importantissimo abbandonare i pensieri, le immagini, per lasciare spazio alla mente intuitiva.

Secondo l’hatha yoga fa parte degli shat karma, o esercizi di purificazione e l’Hatha Yoga Pradipika dice quanto:

“Si fissi con occhi immobili e spirito ben concentrato un piccolo oggetto finché non fluiscano le lacrime: questo è chiamato trataka dai maestri” (II, 31)

“Il trataka è la liberazione dalle malattie oculari e la porta sbarrata per l’indolenza e via dicendo: perciò deve essere mantenuto segreto con ogni sforzo, come un forziere d’oro” (II, 32)

Invece, la Gheranda Samitha dice:

“Fissare un oggetto sottile, senza sbattere le palpebre, finché non scorrano le lacrime, è detto dai sapienti trataka”  (I, 52)

“In conseguenza di questa pratica, si realizzerà certamente la shambavi mudra, guariranno le malattie oculari e si acquisterà una vista straordinaria”(I,53)

L’esecuzione del trataka è alla portata di tutti i praticanti, più o meno esperti. Nei miei corsi lo propongo spessissimo, anche per la suggestione che regala nelle serate invernali quando vengono accese le candele.  Eh si avete capito bene… in una delle metodologie come punto di osservazione viene utilizzata la candela accesa. Per tale motivazione la stanza deve essere bugia e l’oggetto deve essere posto all’altezza degli occhi a circa mezzo metro dal viso. Dopo aver assunto una posizione seduta, comoda, si può iniziare ad osservare la fiamma al di sopra dello stoppino senza sbattere mai gli occhi. Solo quando questi ultimi staranno per lacrimare sarà possibile chiuderli portando con sé l’immagine della fiamma. Quando questa immagine andrà svanendo bisognerà riaprire gli occhi e concentrasi nuovamente sulla candela come indicato precedente. Il tempo di esecuzione non è breve perché non è immediato entrare nella concentrazione piena, una ventina di minuti possono bastare per iniziare a capire cosa vuol dire arrestare la nostra mente.

Come accennavo all’inizio al posto della candela è possibile utilizzare altri oggetti. Ve ne elenco qualcuno di seguito:

  • un’immagine divina, qualora si fosse devoti a qualcuno
  • un punto nero su un foglio bianco
  • uno yantra
  • .. .. ..

E’ bene effettuare questa pratica la sera, oppure quando ci si sente particolarmente agitati, perché infonde un senso di calma. Attraverso la concentrazione si riesce ad ottenere una quiete a livello psico-fisico, pertanto i disturbi legati all’insonnia oppure all’ansia possono essere acquietati.

Mi è venuta voglia di trataka… vadooooooooooooo!! :o)

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